16 Maggio-20 Giugno 2010
16 Maggio ASCENSIONE DI N.S.G.C.
L’Ascensione di Gesù al Cielo, è la grandiosa conclusione della permanenza visibile di Dio fra gli uomini, preludio della Pentecoste, inizia la storia della Chiesa e apre la diffusione del cristianesimo nel mondo. Luca: “Poi li condusse fin verso Betania, e alzate le mani, li benedisse. E avvenne che nel benedirli si staccò da loro e fu portato verso il cielo” (XXIV, 50-51). Ancora Luca negli Atti degli Apostoli, al capitolo iniziale (1, 11), colloca l’Ascensione sul Monte degli Ulivi, al 40° giorno dopo la Pasqua e aggiunge: “Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra di voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.Il monte Oliveto, da cui Gesù salì al Cielo, fu abbellito da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino con una bella basilica; verso la fine del secolo IV, la ricca matrona Poemenia edificò un’altra grande basilica, ricca di mosaici e marmi pregiati, sul tipo del Pantheon di Roma, nel luogo preciso dell’Ascensione segnato al centro da una piccola rotonda. Poi nelle alterne vicende che videro nei secoli contrapposti Musulmani e Cristiani, Arabi e Crociati, alla fine le basiliche furono distrutte; nel 1920-27 per voto del mondo cattolico, sui resti degli scavi fu eretto un grandioso tempio al Sacro Cuore, mentre l’edicola rotonda della chiesa di Poemenia, divenne dal secolo XVI una piccola moschea ottagonale. Il catechismo della Chiesa Cattolica dà all’Ascensione questa definizione: “Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un’umanità ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli è il Signore, che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto”.
20 MAGGIO SAN BERNARDINO DA SIENA
Canonizzato nel 1450, cioè a soli sei anni dalla morte, era nato nel 1380 a Massa Marittima, dalla nobile famiglia senese degli Albizzeschi. Rimasto orfano dei genitori in giovane età fu allevato a Siena da due zie. Frequentò lo Studio senese fino a ventidue anni, quando vestì l'abito francescano. In seno all'ordine divenne uno dei principali propugnatori della riforma dei francescani osservanti. Banditore della devozione al santo nome di Gesù, ne faceva incidere il monogramma «YHS» su tavolette di legno, che dava a baciare al pubblico al termine delle prediche. Stenografati con un metodo di sua invenzione da un discepolo, i discorsi in volgare di Bernardino sono giunte fino a noi. Per ascoltare le prediche efficacissime di questo frate francescano di fine Medioevo, si radunavano folle di fedeli nelle piazze delle città, non potendoli contenere le chiese; e mancando allora mezzi tecnici di amplificazione della voce, venivano issati i palchi da cui parlava, studiando con banderuole la direzione del vento, per poterli così posizionare in modo favorevole all’ascolto dalle folle attente e silenziose. Aveva parole durissime per quanti «rinnegano Iddio per un capo d'aglio» e per «le belve dalle zanne lunghe che rodono le ossa del povero». Anche dopo la sua morte, avvenuta alla città dell'Aquila, nel 1444, Bernardino continuò la sua opera di pacificazione. Era infatti giunto morente in questa città e non poté tenervi il corso di prediche che si era prefisso. Persistendo le lotte tra le opposte fazioni, il suo corpo dentro la bara cominciò a versare sangue e il flusso si arrestò soltanto quando i cittadini dell'Aquila si rappacificarono.
22 maggio SANTA RITA DA CASCIA
Santa Rita nacque intorno l'anno 1381, probabilmente nel mese di ottobre, e morì il 22 maggio 1457. L'anno di nascita e la data di morte vennero accettate ufficialmente da papa Leone XIII quando la proclamò Santa il 24 maggio 1900. Margherita nasce a Roccaporena, a pochi chilometri da Cascia (PG), figlia unica di Antonio Lotti e Amata Ferri. I genitori, pacieri nelle lotte politiche e familiari fra guelfi e ghibellini, diedero a Rita una buona educazione, insegnandole a scrivere e leggere. Già dalla tenera età Margherita era desiderosa di intraprendere il cammino che l'avrebbe portata verso la consacrazione a Dio, ma gli anziani genitori prima di morire, insistettero per vedere accasata la loro unica figlia e a soli sedici anni andò in sposa a Paolo di Ferdinando Mancini, giovane ben disposto, ma di carattere irruento. Ben presto nacquero i gemelli Giacomo Antonio e Paola Maria. Con una vita semplice, ricca di preghiera e di virtù, tutta dedita alla famiglia, Rita aiutò il marito a convertirsi e a condurre una vita onesta e laboriosa. Questo fu forse il periodo più bello della vita di Rita, ma fu attraversato e spezzato da un tragico evento: l'assassinio del marito.
Rita fu capace di una sconfinata pietà, perdonando pienamente chi le stava procurando tanto dolore. Al contrario i figli, influenzati dall'ambiente circostante, erano propensi e tentati dal desiderio di vendetta. I sentimenti di perdono e di mitezza di Rita non riuscivano a persuadere i ragazzi. Entrambi morirono di malattia in giovane età, a meno di un anno di distanza dalla morte del padre. Rita ormai sola, e con il cuore straziato da tanto dolore, si adoperò a opere di misericordia e, soprattutto, a gesti di pacificazione della parentela verso gli uccisori del marito, condizione necessaria per essere ammessa in monastero, a coronazione del grande desiderio che Rita serbava in cuore sin da fanciulla. Per ben tre volte bussò alla porta del Monastero Agostiniano di santa Maria Maddalena a Cascia, ma solo nel 1417 fu accolta in quel luogo, ove visse per quarant'anni, servendo Dio ed il prossimo con una generosità gioiosa e attenta ai drammi del suo ambiente e della Chiesa del suo tempo. La sera di un Venerdì Santo, dopo la tradizionale processione del Cristo Morto, avvenne un prodigio che durò per tutti i suoi ultimi quindici anni di vita: Rita ricevette sulla fronte la stigmate di una delle spine della corona di Cristo, completando così nella sua carne i patimenti di Gesù. Rita ne sopportò il dolore con gioiosa ed eroica forza. Salvo una breve parentesi, in occasione della visita a Roma per acquistare le indulgenze romane, la ferita rimase aperta sulla fronte di Rita fino al termine della sua vita terrena. Morì beata il giorno di sabato 22 maggio 1457.
26 MAGGIO SAN FILIPPO NERI
Filippo veniva spesso richiamato ad essere un pò più serio. E lui rispondeva: "Non vorrai mica che dicano che Filippo è un santo?". Il suo carisma di santità fu soprattutto l'allegria tanto che è il patrono del buonumore. Grazie a lui i romani ritrovano la loro storia cristiana, con la cosidetta "visita alle sette chiese" (San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo, San Lorenzo, Santa Croce in Gerusalemme, San Sebastiano) da lui ideata e organizzata. Si fa in tempo di carnevale o a Pasqua o durante gli anni del Giubileo. Da ragazzo, a Firenze, ha studiato presso i domenicani e a 18 anni è andato a Cassino da uno zio commerciante, con la prospettiva di ereditarne poi mestiere e sostanze. Ma ci rimane poco: lo attira Roma, dove va a studiare all'Università la Sapienza. E qui resiste fino a 24 anni, dopodichè vende i libri e si fa battitore libero della fede predicando nelle strade, negli ospedali e nelle prigioni.E' un semplice laico colto, focoso e ilare, amante della musica, che con altri laici fonda la Confraternita della Trinità, per dare un sorriso a malati e convalescenti in abbandono. A 29 anni, il giorno di Pentecoste mentre era in preghiera all'interno delle catacombe di S. Sebastiano Dio gli apparve in forma di globo di fuoco che penetrò nel suo corpo attraverso la bocca e frantumò due costole del lato sinistro, la parte del cuore. Nel 1551 riceve il sacerdozio e, in certo modo la sua opera viene regolarizzata. Inoltre, può confessare. E' chiamato da tutti, ricchi e poveri, ignoranti e colti. Innumerevoli migliaia in quarant'anni del suo sacerdozio hanno a lui aperto la loro coscienza: egli possedeva il dono di rimandarli come uomini nuovi. Con le sue trovate comiche, "Pippo bono" (così lo chiamavano i monelli a Firenze) divertiva ed edificava tutta Roma, compresi papi e cardinali. Grandissima fu l'attrazione che Filippo esercitò sui giovani, specialmente sugli irrequieti monellacci di borgata che praticavano l'arte della strada. Filippo Neri, tuttora popolarissimo a Roma e ovunque, ha istituito l'Oratorio, come genere musicale, ha riorganizzato la liturgia e la pietà popolare. A Roma ha costruito chiese come la bellissima Santa Maria alla Vallicella. E quando il Papa gli ha mandato i vestiti da cardinale per annoverarlo tra i porporati, glieli rimandò indietro perchè, a suo dire, gli stavano troppo stretti. Muore a Roma il 26 maggio del 1595. Il suo sepolcro è custodito nella Chiesa da lui restaurata e ingrandita, che i romani continuano a chiamare Chiesa Nuova. |