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CALENDARIO LITURGICO 20 FEBBRAIO – 20 MARZO 2011


22 FEBBRAIO SANTA MARGHERITA
Laviano, Perugia, 1247 – Cortona, Arezzo, 22 febbraio 1297
Nata a Laviano (Perugia) nel 1247, diciottenne va a convivere con un giovane nobile di Montepulciano, che non la sposa neppure quando nasce un figlio, e che muore assassinato nove anni dopo. (La tradizione racconta di un cagnolino che la guida a ritrovarlo cadavere, in un bosco). Allontanata dai parenti dell'uomo e dalla propria famiglia trova accoglienza a Cortona. Lavora come infermiera per le partorienti, educa il figlio, che si farà poi francescano, e si dedica agli ammalati poveri. Prende con sé alcune volontarie che si chiameranno «Poverelle», promuove l'assistenza gratuita a domicilio, si fa aiutare da famiglie importanti e nel 1278 fonda l'ospedale della Misericordia. Vive un periodo da contemplativa e una domenica ricompare a Laviano, per raccontare in chiesa, durante la Messa, le sue vicende giovanili, e per chiedere perdono. A Cortona spesso la gente va da lei, nella cella presso la Rocca dove si è stabilita nel 1288: chiede il suo intervento nelle contese cittadine e nelle lotte con altre città. Nel 1289 Margherita è tra coloro che danno vita alla Confraternita delle Laudi. Morirà a Cortona nel 1297.
Patronato: Prostitute pentite
Etimologia: Margherita = perla, dal greco e latino
Martirologio Romano: A Cortona in Toscana, santa Margherita, che, fortemente scossa dalla morte del suo amante, lavò con una salutare vita di penitenza le macchie della sua giovinezza e, accolta nel Terz’Ordine di san Francesco, si ritirò nella mirabile contemplazione delle realtà celesti, ricolmata da Dio con superiori carismi.

28 FEBBRAIO SAN ROMANO
Sul massiccio del Giura in Francia, deposizione di san Romano, abate, che, seguendo il modello degli antichi monaci, per primo condusse in quel luogo vita eremitica, divenendo poi padre di moltissimi monaciad Ainay, presso Lione, t all'inizio del V secolo.
Non contento della pur rigida regola che vigeva nel suo monastero, col permesso dell'abate, munito di un testo della Sacra Scrittura e con gli attrezzi da lavoro sulle spalle, egli si inoltrò tra le inesplorate montagne del Giura. Di lui si persero poi le tracce, ma ciò non impedì che qualche anno dopo suo fratello Lupicino, rimasto vedovo, ne scoprisse il romitaggio e si aggregasse a lui, attirando dietro di sé altri uomini. Romano e Lupicino fecero spazio ai nuovi venuti, erigendo un primo grande monastero a Condat e un secondo a Leuconne. Poi li raggiunse anche una loro sorella, per la quale eressero un terzo monastero, poco lontano, in località detta La Beaume. I due fratelli condividevano in perfetta armonia il governo delle nuove comunità. I loro temperamenti, diametralmente opposti, si completavano a vicenda: Romano era uno spirito tollerante, incline alla comprensione e alla magnanimità; Lupicino era austero, intransigente con la regola, della quale pretendeva l'assoluta osservanza. Così, dopo un raccolto eccezionale, avendo i monaci scordato le rigide norme dell'astinenza, Lupicino fece gettare le provviste nel torrente e ordinò che a mensa venisse servita soltanto una minestra d'orzo. Dodici monaci non ressero a tanta austerità e abbandonarono il convento: fu Romano a correr loro dietro e ad implorarli con le lacrime agli occhi di far ritorno all'ovile.
La sua bontà trionfò anche in questa occasione. Più tardi, durante un pellegrinaggio alla tomba di S. Maurizio a Ginevra, compiuto in compagnia di un suo monaco, S. Pallade, avendo trovato riparo per la notte nella capanna dove si celavano due poveri lebbrosi, Romano non esitò ad abbracciarli. Il mattino dopo quei due relitti umani constatarono di essere completamente guariti e corsero in città a raccontare l'accaduto. Altri prodigi si verificarono durante quel pellegrinaggio. Poi il dolce e piissimo Romano tornò definitivamente alla solitudine di Condat dove precedette il fratello e la sorella nella tomba, nel 463. Era nato verso il 390.

7 MARZO Santa Felicita Martire a Cartagine il 7 marzo 203
Insieme con san Cipriano, le sante Perpetua e Felicita rientrano nel numero dei martiri africani più illustri, tanto nell'Africa stessa quanto, più in generale, in Occidente. Sappiamo da Vittore di Vita (Storia della persecuzione vandala, I, 9) che la Basilica Maiorum custodiva, con altri, i corpi delle sante Perpetua e Felicita: un'iscrizione di epoca bizantina che menziona Perpetua e Felicita è stata ritrovata a Cartagine nella grande basilica funeraria di Mcidfa, che si pensa perciò di poter identificare con la Basilica Maiorum. Pure a Cartagine, si possono ancora leggere i nomi delle due sante e dei loro compagni in alcuni mosaici in forma di medaglioni, provenienti da monastero di Santo Stefano, e probabilmente anche in un affresco del battistero sotterraneo di Saida. l'anniversario del loro martirio, alla data del 7 marzo, è ricordato nella Depositio martyrum, calendario romano del IV secolo. Le due sante fanno parte del corteo trionfale dei martiri in Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna e nella basilica di Parenzo, del IV secolo. Infine, i nomi di tutti i membri del gruppo raccolto intorno a Perpetua e Felicita compaiono nel Martirologio geronimiano, nel giorno della loro festa. La prigionia delle sante Perpetua e Felicita e dei loro compagni, i preliminari del martirio e il martirio stesso sono narrati in una Passione che è spesso considerata l'archetipo delle Passioni di martiri cristiani. Felicita era incinta, e secondo il testo molto afflitta al pensiero che il suo martirio potesse essere rinviato a causa della gravidanza, giacché la legge proibiva l'esecuzione capitale delle donne incinte. Due giorni prima dei giochi, quand'ella era ormai all'ottavo mese di gravidanza, i suoi compagni di carcere si unirono in una preghiera che fu immediatamente seguita dalle prime doglie; e così, dice la Passione, Felicita «mise al mondo una bambina, che una sorella nella fede allevò come fosse sua figlia». La mattina del 7 marzo 203, tutti lasciano il carcere per entrare nell'arena; Felicita, «gioiosa di aver partorito senza danno, cosi da poter combattere contro le fiere, passando dal sangue al sangue, dalla levatrice al reziario, pronta a ricevere, dopo il parto, il bagno di un secondo battesimo sulla scala.

 
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Data: 19/02/2011
Fonte: CONFRATERNITA SOMMAIA
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