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CALENDARIO LITURGICO 25 GENNAIO 16 FEBBRAIO 2011

25 GENNAIO CONVERSIONE DI SAN PAOLO APOSTOLO
La festa liturgica della "conversiti sancti Pauli", che appare già nel VI secolo, è propria della Chiesa latina. Poiché il martirio dell'apostolo delle Genti viene commemorato a giugno, la celebrazione odierna offre l'opportunità di considerare da vicino la poliedrica figura dell'Apostolo per eccellenza, che scrisse di se stesso: "Io ho lavorato più di tutti gli altri apostoli", ma anche: "io sono il minimo fra gli apostoli, un aborto, indegno anche d'essere chiamato apostolo". Adduce egli stesso le credenziali che gli garantiscono il buon diritto di essere considerato apostolo: egli ha visto il Signore, Cristo Risorto, ed è, perciò, testimone della risurrezione; egli pure è stato inviato direttamente da Cristo, come i Dodici: visione, vocazione, missione, tre requisiti che egli possiede, per i quali quel miracolo della grazia avvenuto sulla via di Damasco, dove Cristo lo costringe a una incondizionata capitolazione, sicché egli grida: "Signore, che vuoi che io faccia?". Nelle parole di Cristo è rivelato il segreto della sua anima: "Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo". E’ vero che Saulo cercava "in tutte le sinagoghe di costringere i cristiani con minacce a bestemmiare", ma egli lo faceva in buona fede e quando si agisce per amore di Dio, il malinteso non può durare a lungo. Affiora l'inquietudine, cioè "il pungolo" della grazia, il guizzo della luce di verità: "Chi sei tu, Signore?"; "Io sono Gesù che tu perseguiti". Questa mistica irruzione di Cristo nella vita di Paolo è il crisma del suo apostolato e la scintilla che gli svelerà la mirabile verità della inscindibile unità di Cristo con i credenti.
Questa esperienza di Cristo alle porte di Damasco, che egli paragona con l'esperienza pasquale dei Dodici e con il fulgore della prima luce della creazione, sarà il "leit motiv" della sua predicazione orale e scritta. Le quattordici lettere che ci sono pervenute, ognuna delle quali mette a nudo la sua anima con rapide accensioni, ci fanno intravedere il miracolo della grazia operato sulla via di Damasco. S. Paolo trarrà dalla sua esperienza questa consolante conclusione: "Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Appunto per questo ho trovato misericordia. In me specialmente ha voluto Gesù Cristo mostrare tutta la sua longanimità, affinché io sia di esempio per coloro che nella fede in Lui otterranno d'ora innanzi la vita eterna"
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27 GENNAIO SANTA ANGELA MERICI
Nasce a Desenzano del Garda (Brescia) tra il 1470 ed il 1475. Cresce in una famiglia di radicati principi cristiani e di modesta condizione. La sua vita si sviluppa nel clima semplice e cristiano della famiglia, sull'esempio dei genitori, acquistando una solida formazione spirituale. A diciotto anni Angela resta sola; viene accolta nella casa di un agiato zio materno, a Salò, frequentata da persone raffinate e colte, e impara a leggere. Per scrivere si avvarrà sempre di segretari. A Salò per contrastare lo spirito mondano si dedica ad una vita di mortificazione, si fa Terziaria francescana, frequentando i Sacramenti della Confessione e della Comunione. A 26 anni ritorna a Desenzano, col desiderio di poter meglio decidere della sua vita: qui possiede alcuni beni a lei pervenuti in eredità. Vi conduce una vita silenziosa, casa e campi, dedita all'orazione e alle opere di carità, mentre matura lentamente la sua vocazione. Tale permanenza è segnata dall'esperienza di una visione in località Brudazzo (1506): raccolta in preghiera le pare che il cielo si apra e vede scendere angeli e vergini; era come una prefigurazione della Compagnia. Nel 1516 si stabilisce a Brescia; dapprima presso la famiglia Patengola, dove reca conforto alla signora Caterina rimasta vedova ed in lutto per la morte dei due figli; poi in contrada Santa Agata, in due stanzette offertele dal ricco mercante Antonio Romano. Essa diviene la benefattrice e la consigliera più ricercata della città. Sono di questo periodo i pellegrinaggi di Angela: a Mantova (1520) per pregare sulla tomba della beata Osanna Andreasi, Terziaria Domenicana, in Terra Santa (1524), a Roma (1525) per acquistare il Giubileo, al Sacro Monte di Varallo (1529) per meditare la passione e la morte di Cristo. Di ritorno è costretta a riparare per qualche tempo a Cremona, essendo Brescia occupata da truppe spagnolo tedesche; e la salute è così precaria che sembra vicina alla morte. Rinfrancatasi, torna a Brescia, ospite di Agostino Gallo, ricco mercante e letterato. A circa 60 anni, ricca di esperienza e di virtù, pensa di proporre anche ad altre donne lo stile di vita maturato nella preghiera e nella riflessione. Nel 1531 raccoglie un gruppo di dodici amiche, di ogni classe sociale con l'impegno di vivere in verginità: «santificare se stesse per santificare le famiglie e la società restando nel secolo, incredulo e sensuale, come elementi di reazione e di conservazione cristiana»! Nel 1532 Angela, con le 12 compie un pellegrinaggio al Sacro Monte di Varallo, per formarsi alla scuola di Gesù Crocifisso. Di ritorno pone la sua abitazione presso la Chiesa di S. Afra, dove rimarrà fino alla morte. Il 25 novembre 1535, giorno di Santa Caterina, Angela Merici dà avvio ufficiale alla Compagnia di S. Orsola: 28 vergini si riuniscono nella chiesa di S. Afra, ricevono l'Eucaristia e si consacrano a Dio: a testimonianza del fatto depongono la loro firma nel "libro generale" della Compagnia. Per questo nuovo itinerario spirituale che ormai si va consolidando e diffondendo, Angela detta la Regola al fedele Gabriele Cozzano che la presenta al Vescovo, card. Cornaro. la Regola viene approvata l'8 agosto 1536. Il 18 marzo 1537 Angela venne eletta "Superiora e Madre Generale" a vita. Alla fine del 1539 detta i Legati ed i RicordI. Angela muore il 27 gennaio 1540, attorniata dalle sue 150 figlie.
Il 9 giugno 1544 il papa Paolo III approvò la nuova istituzione con la Bolla "Reginari Universalia Ecclesia". Il Decreto con il riconoscimento del titolo di beata, è emesso il 30 aprile 1768 da Clemente XIII. Pio VII la proclama Angela Merici, Santa, il 24 maggio 1807. Pio IX nel 1861 ne estende il culto alla Chiesa universale.
4 FEBBRAIO SANTO ANDREA CORSINI

Andrea, della nobile famiglia fiorentina dei Corsini, nacque nel 1301, l'anno in cui Dante Alighieri veniva bandito dalla sua città, divisa e turbolenta. Sua madre, prima di metterlo al mondo, disse di aver visto in sogno il suo figliolo nelle sembianze di un lupo, trasformato poi in agnello. In gioventù Andrea pare sia stato davvero "una testa calda", un lupo, o meglio un giovane leone, come si direbbe oggi per definire quel tipo di giovane arrogante, spendaccione e ozioso. Andrea, pur nel frastuono della gaia e rissosa Firenze, udì il soffio dello Spirito, che si tradusse in un irresistibile richiamo alla mistica pace del Carmelo.
A uno zio che tentava di riportarselo a casa, prospettandogli un eccellente matrimonio, rispondeva: "Che ne farei di questi beni, se poi non avessi la pace del cuore?". Andrea nascondeva sotto il saio un cilicio, ancora conservato, tutto irto di punte di ferro, e andava di porta in porta a chiedere l'elemosina, senza evitare quelle case in cui un tempo si recava a far baldoria con gli amici. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, venne mandato a completare gli studi nell'università di Parigi.
Tornò dal soggiorno parigino più irrobustito non solo culturalmente, ma anche nello spirito. Durante il viaggio di ritorno, narrano i suoi biografi, operò alcune prodigiose guarigioni. Tornò a Firenze quando già imperversava l'epidemia della peste, descritta dal Boccaccio. Venne eletto superiore provinciale dell'Ordine nel 1348 e, due anni dopo, essendo morto di peste il vescovo di Fiesole, Andrea fu chiamato a succedergli. Cercò di sottrarsi all'alto incarico, di cui si reputava indegno, andando a nascondersi in un lontano eremo, ma il suo nascondiglio venne scoperto da un fanciullo.
Andrea interpretò quell'episodio come un invito all'obbedienza e accettò la nomina. Per ventiquattro anni resse la diocesi di Fiesole, non sempre con la mansuetudine dell'agnello, poiché il suo rigore ascetico e la sua assoluta dedizione al ministero pastorale non erano sempre graditi a coloro che non ponevano eccessivo zelo nel servizio del Signore. Della sua carità beneficiarono soprattutto i poveri. Della sua opera di pacificatone trassero vantaggio non solo i battaglieri comuni toscani, ma anche la città di Bologna, dove il papa Urbano V lo mandò a mettere pace tra i cittadini, sobillati dai Visconti, e che lo compensarono anche con il carcere. Morì il 6 gennaio 1373 e il suo corpo venne seppellito nella fiorentina chiesa del Carmine. Fu canonizzato nel 1629.
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Data: 09/01/2011
Fonte: CONFRATERNITA SOMMAIA
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