.::Chiesa di San Rufiniano::.

Affacciata su un poggio la Chiesa di San Rufiniano domina con proporzioni armoniose e sobrie la pianura di Calenzano, lungo la strada che da Settimello sale al Monte Morello. Sommaia ('summa area', zona la più elevata, ma anche estrema, ultima) fa riferimento alla sua posizione in alto sulle estreme pendici del Monte Morello che scendono verso il torrente Chiòsina, dall'etrusco Clevsina, da cui il nome romano Cleusius, Clusius, come attesta il Pieri. Documentata dal 1020, fu costruita in forme romaniche, con l' altare rivolto ad Est al sole nascente, simbolo del Cristo risorto e la facciata rivolta ad ovest con rosone ancora visibile dalla terrazza sormontante il portico. La chiesa è quella dell'antico 'vicus' di Sommaia, distinto dal castello o Castellaccio di Sommaia. Nel maggio del 1020 è citata per la prima volta la chiesa di S. Rufiniano: allora Pimmo di Tanzo (consorte dei Cadolingi?) vende a Berta di Rolando la terza parte del castello di Sommaia (poi citato anche nel 1132, con la sua chiesa di S. Michele), della 'curtis' di Chiòsina e del patronato della chiesa di S. Rufiniano. La chiesa, suffraganea della pieve di S. Donato a Calenzano, è connessa al tracciato dell'antica Cassia Vetus e ai percorsi dei pellegrini provenienti dalla Francia del Nord e diretti a Roma. I 'filii Pimmi', imparentati con i Gotizi, cedono varie terre poste a Sommaia alla canonica fiorentina; essi hanno anche una 'curtis' sul Bisenzio, ceduta entro il 1085 al monastero di S. Pietro a Luco. Dal XIV secolo fu di patronato dei Da Sommaia dei quali è visibile lo stemma con il caratteristico archipendolo, che nella seconda metà del Quattrocento curarono radicali restauri alla costruzione, durante i quali furono rinvenuti i resti del Santo Vescovo Rufiniano, da allora particolarmente venerati in un prezioso reliquiario. Infatti dal 1473 al 1506 è rettore Giovanni di Vivaldo Ciatini (m. 1506) da Certaldo. Egli nel 1474 restaura la chiesa 'che per antichità andava in rovina' e in tale occasione, rimuovendo l'altar maggiore, avrebbe ritrovato una reliquia di S. Rufiniano, consistente in una sua costola. Nel 1485 egli ne traduce in volgare una precedente vita agiografica, che sarebbe stata composta nel 1281, e nel febbraio del 1490 l'invia ad una Antonia, monaca di S. Lorenzo e S. Onofrio a Gambassi, già detto il monastero delle Romite di Gambassi. Allora la festa del Santo è celebrata il 1° agosto. Nel 1477 i Da Sommaia fanno realizzare nella canonica un lavabo in arenaria. Nel 1501 è apposto lungo una parete esterna uno stemma in arenaria con una botte e il lambello, di ignota famiglia. Nel febbraio del 1507 diviene rettore il cardinal Giovanni de' Medici (1475-1521). Dopo soli tre mesi il Medici (che nel 1513 diverrà papa Leone X) vi rinuncia ed è sostituito dal chierico volterrano Guarduccio di Giovanni da Gambassi che fonda la Compagnia della SS. Concezione (1532). Sotto il suo rettorato avviene la visita pastorale del 1537. Nel 1542 è realizzato un affresco al di sopra del portale della canonica, recante lo stemma dei Da Sommaia partito con quello di altra famiglia, tra due putti alati e recante al di sotto l'iscrizione 'CORPORA NOSTRA D[...]'. Nel 1592 è restaurato l'altare della Compagnia della Concezione. La chiesa passò quindi per motivi ereditari ai Torelli per ritornare dopo qualche decina d'anni di nuovo nel possesso dei Da Sommaia. Estinti i Da Sommaia, la chiesa appartenne ai Serzelli e agli Strozzi. Il rettore Filippo Baldinotti, che vi rimane sino al 1667, nel 1648 acquista una tela eseguita nel 1631 da Giovanni Cesi (latinizzato in Caesus), pittore e rettore di S. Stefano a Baroncoli, raffigurante un 'San Filippo Neri'. Erige inoltre in onore del Santoun altare con grado d' albero tinto di noce. Nel 1664 sono trafugate le reliquie di S. Rufiniano. Il 23 novembre 1770 sono vuotate le due sepolture, quella degli uomini e l'altra delle donne, a spese dei confratelli della Compagnia della SS Concezione. Dal 1774 al gennaio del 1782 è rettore della chiesa don Lorenzo di Ignazio Montelatici, già curato della chiesa di S. Pier Maggiore a Firenze. Al suo tempo, nella sala della canonica è custodita una tela con la 'Madonna dei Dolori in contemplazione degli strumenti della Passione', risalente alla fine del Seicento - inizi del Settecento, vicina alla maniera di Francesco Curradi (1570-1661). Dopo il 1768 resse la chiesa l'illuminista Antonio Selvolini, da Volpaia in Chianti, poeta e di tendenze gianseniste (che poi ritratterà nel 1795) attivo imprenditore del restauro dell'edificio. Egli nel 1783 inizia a restaurare l'edificio, facendo erigere un pulpito. Nel 1785 fa demolire il vecchio portico dei Penitenti, di origine medievale, e fa rintonacare la facciata e il campanile; nel 1787 orna l'interno di tre nicchie per altrettanti busti (di Leone X, di S. Rufiniano - ma in realtà di S. Filippo Neri - e di S. Michele) e di nuove croci della Via Crucis in stucchi tardobarocchi eseguiti da Luigi di Giuseppe Buonamici di Prato. Nel 1789 il Selvolini fa scialbare alcune pitture murali presso il presbiterio, fra le quali un 'San Pietro' e un 'San Paolo' posti di lato all'altar maggiore. Allora, 'nella nicchia del coretto', esiste un affresco con 'Dio Padre tra i Santi Stefano e Lorenzo'. Egli conserva sull'altar maggiore la tavola cinquecentesca raffigurante la 'Madonna con il Bambino tra i Santi Rufiniano, Michele Arcangelo, Giovanni Evangelista e Girolamo' e che allora era riferita al Ghirlandaio, e fa dipingere dal fiorentino Leonardo Cambi 'nel mezzo dell'arco' la 'Giustizia' e la 'Misericordia' e alle pareti 'San Pietro e San'Andrea' da una parte e 'Il fariseo mostra la moneta romana a Cristo' dall'altra, ma che non soddisfano il committente, il quale le definisce 'mostruose'. Inoltre rimbianca e fa 'riquadrare' la chiesa sempre dal Cambi. Il Selvolini nel 1793 restaura anche la canonica e nel 1795 fa erigere, dove già era stato l'antico cimitero, l'oratorio del SS Sepolcro che funge da cappella mortuaria e serve pure per le adunanze della Congregazione della SS. Concezione, soppressa nel 1785, ricostituita nel 1792, dotandola di suoi Capitoli e che nel 1806 ne riceverà di nuovi, approvati nel 1807. Nel 1800 avviene la visita pastorale dell'arcivescovo Martini. Nel 1803 il Selvolini acquista dal priore di S. Lorenzo a Campi, Andrea Benini, noto organista e suo amico, un organo, da lui realizzato con l'ausilio di Michelangelo Paoli (1777-1854), suo dipendente e allievo. Il Selvolini pone l'organo nella nuova cantoria in controfacciata, in cui fa dipingere gli stemmi dei Da Sommaia, del rettore Ciattini, di Leone X, del rettore Masini e della sua stessa famiglia. Di lato all'organo sono aperte due nuove finestre in facciata. Nel 1827 diviene parroco di S. Rufiniano don Domenico Menichini. Nel 1842 il parroco conclude la decorazione pittorica interna con illusorie membrature architettoniche e motivi neoclassici a monocromo e pone un suo stemma nella balaustra della cantoria. A tale periodo sono forse da ascriversi anche le pitture murali tardo-neoclassiche nel soffitto e nella volta presbiteriale, opere di differenti artisti, esprimenti la 'Gloria di San Rufiniano Vescovo tra Cherubini' e la 'Gloria della Vergine Immacolata', talora date rispettivamente ad un anonimo pittore del Primo Ottocento e al Cambi. Nel 1856 don Menichini rifà gli altari marmorei laterali e l'altar maggiore e fa realizzate il tabernacolo marmoreo presso l'altare di sinistra, dove appone anche il suo stemma familiare. Nel 1915 i Ginori Lisci scelgono come parroco della chiesa, sempre di loro patronato, don Narciso Del Lena da Prato. Nel 1919 egli fa restaurare l'organo. Nel 1934 don Del Lena fa realizzare il fonte battesimale, opera della manifattura Richard Ginori di Doccia, su un modello già prodotto negli Anni Venti. Il fonte è finanziato da Maddalena Martini Bernardi, proprietaria di una villa verso Sommaia. I Martini, discendenti di Martino, di Giovanni, oriundo di Faenza, erano stati proprietari fondiari in Mugello; nel 1724, in seguito al testamento di Antonio di Bartolomeo Bernardi, ultimo di tale famiglia, Giuseppe di Anton Vincenzo di Zanobio aveva assunto il doppio cognome Martini Bernardi. Otello Fratoni (1909-1988) da Calenzano, un allievo di Giulio Bargellini, raffigura sul retro del fonte il 'Battesimo di Cristo' e alcune teste di cherubini e i simboli degli Evangelisti disposti in fascia lungo l'imposta della volta a botte della cappella. Nel 1986 è unito a quello di S. Rufignano il territorio parrocchiale di S. Stefano a Sommaia.A partire dal 2005 la chiesa e la canonica sono oggetto di un intervento di complessivo restauro, completato nel 2008 e finanziato dal comune di Calenzano, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, dall’Arcidiocesi e da risorse messe a disposizione dai parrocchiani. Gli esterni sono restaurati tra il 2005 e il 2007. All'interno sono restaurate tutte le pitture murali. Negli anni 2006-2013 è restaurato l'organo ottocentesco da Riccardo Lorenzini. Nel 2021 è completato l'adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare, ponendo al centro del presbiterio una mensa eucaristica in marmo. Nel 2023 viene effettuata la elettrificazione con automatismo del suono delle campane presenti in numero di quattro nel campanile a torre. Veduta dell'esterno L'esterno della chiesa, privo di particolari decorazioni, è caratterizzato dalla presenza, sulla facciata, di un portico di tre campate, il quale si apre sull'esterno con tre archi a sesto ribassato poggianti su pilastri. Sulla parte posteriore dell'edificio, sorge il campanile; questo è della tipologia a torre, con pianta quadrata, e all'interno della cella campanaria ospita quattro campane a slancio. Organo a canne Sulla cantoria in controfacciata, si trova un organo a canne costruito da Michelangelo Paoli nel 1842 e restaurato nel 2013 da Riccardo Lorenzini.

Lo strumento è a trasmissione integralmente meccanica ed il suo materiale fonico è racchiuso all'interno di una cassa lignea di fattura geometrica, con mostra composta da canne di Principale disposte in cuspide unica centrale con ali laterali; la consolle è a finestra e dispone di un'unica tastiera di 50 note con prima ottava scavezza e pedaliera a leggio di 10 note con prima ottava scavezza, costantemente unita al manuale, con 8 note reali e gli ultimi due pedali rispettivamente per il Tamburo e gli Usignoli.

Di seguito, la sua disposizione fonica in base alla posizione dei pomelli dei vari registri nelle due colonne della registriera:
Colonna di sinistra - Ripieno
Contrabbassi al Pedale
Principale 8' Bassi
Principale 8' Soprani
Ottava 4'
XV 2'
XIX 1.1/3'
XXII 1'
XXVI 2/3'
XXIX 1/2'

Colonna di destra - Concerto
Campanelli
Trombe 8' Bassi
Trombe 8' Soprani
Clarone 4'
Flauto in VIII 4'
Voce angelica 8'
Cornetto Nazardo 2.2/3'
Cornetto Ottavino 2'
Sesquialtera 1.3/5'
Flauto in ottava 4'
Banda

Pagina creata il 12/07/2014

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